Raccolta carta e stracci

In quegli anni si parlava di ragazzi dissoluti che si aggiravano per la città con bottiglie di birra in mano, trangugiando panini con la porchetta, mentre sporchi e sguaiati trasportavano furgonate di carta e stracci. Ma l’apparenza ingannava. Agli occhi più attenti la scena era chiaramente simbolica ed evocativa. Dietro umili e forse indecorosi atteggiamenti si poteva intravedere un esplicito richiamo alla cristianità della quale gli indomiti Obiettori si sentivano ferma e sincera espressione. La birra era un evidente riferimento al mondo monastico del Nord Europa (già dall’VIII sec. i monasteri benedettini producevano birra),  quindi a quel cristianesimo che si era imposto alle divinità e ai culti pagani. La porchetta costituiva, invece, un rimando alla norcineria (antica arte di trattare le carne di maiale) e questa alla città di Norcia e questa ancora al suo illustre cittadino San Benedetto patrono d’Europa e fondamento di quelle radici cristiane del nostro Continente tanto spesso dimenticate. Gli stracci, o meglio gli abiti usati, dismessi richiamavano il famoso episodio di San Francesco che si spogliò degli abiti  come simbolo di quella povertà evangelica che ogni cristiano dovrebbe abbracciare. Ecco allora che la triade: birra, porchetta e stracci assumono un valore teologico, una chiara riproposizione della societas christiana che ha visto negli OdC della Caritas di Perugia i più validi propugnatori.
Dalla Summa Theologiae (I-II, qq. 49-89) del dottore della Chiesa Leonardo Cusco

 

Una tradizione che non è morta

“Anche i libri migliori sono in via di estinzione: mi aveva colpito uno di questi bibliotecari, che barattava carta vecchia con testi. Gli addetti allo smaltimento dei libri al macero non comprendevano questo suo accanimento, per loro la carta era sempre e solo carta, ma con il lavoro della talpa, quest’uomo era riuscito a metter in piedi una biblioteca di quindicimila volumi. Non una, bensì la “sua” biblioteca, l’espressione della bellezza che doverono provare gli autori dell’Encyclopédie, un sistema dove la ragione esplode in ramificazioni interconnesse come un sistema linfatico cerebrale o i profumi di un erbario.
L’‘effetto stupefacente’ dei libri è proprio questa droga lucidamente onirica: che puoi sentirne l’odore e vedere florilegi di esistenze, anche nella bidimensionalità della carta.”

No, non è la descrizione di 68 (o al limite di Vecchio, se ci fosse stato anche un accenno alla rivendita dei libri recuperati), ma quella di un libraio di Bologna morto in questi giorni e di cui ho sentito alla radio. Mi pare che, almeno per la passione del recupero (e per una abbastanza conseguente attitudine “scacciafica”), si possa considerare un collega torcolo a pieno titolo… Se volete saperne di più cliccate qui.

 

Immagini

Il mitico sacco della raccolta e particolare delle commoventi scritte

Un prezioso cimelio (trofeo della epica raccolta alla Polizia Stradale)

5 risposte a Raccolta carta e stracci

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